lunedì 31 ottobre 2016

Il Tempio Faraonico

Il termine Shemsu-Hor, impropriamente tradotto "Compagnia di Hor", significa testualmente i Seguaci di Horus, nel senso preciso di "coloro che seguono il Cammino di Horus", vale a dire la "Via horiana", chiamata anche Via Solare o Cammino di Rha.
Questo epiteto veniva applicato agli esseri superiori che diedero vita alla razza dei Faraoni, e questo in opposizione alla massa del popolo che seguiva, invece, la via comune, vale a dire la via di Osiride. Questi Seguaci di Horus portarono con sé una Conoscenza di "origine divina", unificando il paese.

Il mattone giocava un ruolo simbolico importante nel rituale di fondazione dei templi, che obbediva a prescrizioni assai antiche. Tutti i progetti, infatti, si riferiscono costantemente a un Libro Divino; così il Tempio di Edfu, ad esempio, venne ricostruito sotto i Tolomei seguendo il "Libro di fondazione redatto da Imhotep, figlio di Ftah" (III Dinastia), libro disceso dal cielo a Nord di Menfi. Il Tempio di Dendèra, secondo un piano scritto nella scrittura risalente ai Servitori di Horus (quindi allusione alla preistoria). O ancora la Regina Hatshepsut, che dirà che, per l'esecuzione dei suoi obelischi, non aveva compiuto un sol gesto che non le fosse stato dettato direttamente da suo padre Ammon.

E' il Re, consacrato e coronato, l'ispirato che ha fatto astrazione dal suo "pensiero personale" e che trasmette agli uomini la volontà divina, attraverso le diverse fasi della genesi dell'Impero. Anche il Re viene rappresentato, assistito dai Neter, per tutte le cerimonie di fondazione di un Tempio, di cui queste sono le scene principali:
Il Re e Sechat, Signora dei Libri divini, battono entrambi con un mazzuolo su di un piolo per farlo affondare nel terreno. Questa scena, chiamata "tendere la cordicella", consiste nel determinare l'orientamento del Tempio in base alle Circumpolari ad una specifica data dell'anno. Si dice anche che Thot sia là, con i suoi libri, che Ftha-Tatenen misuri il terreno, che Neith pronunci le formule protettrici e che Selkit imponga la mano su questi lavori fatti per l'eternità...

Poi il Re scava un solco con la zappa per quattro volte; spande il contenuto di uno staio, modella il primo mattone unendo la terra con l'acqua per quattro volte, per i quattro angoli del Tempio e, dopo aver circondato il Tempio con grani d'incenso, dona la casa al suo Signore.

La Teocrazia Faraonica - R.A. Schwaller de Lubicz


sabato 17 settembre 2016

Sophia

Nel cristianesimo - religione che ha aggregato e assorbito motivi di tradizioni molto eterogenee - lo "Spirito" non ha tratti ben definiti; non è "femminile" là dove feconda la Vergine e, nell'Antico Testamento, come principio che sovrasta le Acque. Tuttavia in ebraico e in aramaico il termine "spirito" è di genere femminile, e nello gnosticismo cristiano - nel Vangelo degli Ebrei - si incontra l'espressione, riferita al Cristo, "mia madre, lo Spirito Santo", mentre il termine greco per "spirito", pneuma, può corrispondere a quello indù di 'prana', soffio come forza vitale, forza di vita; dal che risulta, per lo Spirito Santo, la cui discesa fu anche raffigurata come una discesa di fiamme, un significato convergente con quello della stessa Shekinah. D'altra parte, lo Spirito Santo è stato spesso simboleggiato dalla colomba, la quale fu già associata alle grandi divinità femminili mediterranee, alla Potnia cretese, a Ishtar, a Derceto, a Mylitta, alla stessa Afrodite, a rappresentarne la forza e l'influenza. E sono delle colombe a portare a Zeus il suo nutrimento, l'ambrosia.

La Donna Divina dello gnosticismo è essenzialmente Sophia, Entità dai molti volti e dai molti nomi. 
Identificata talvolta con lo stesso Spirito Santo, secondo le sue varie valenze essa è anche la Madre o Madre Universale, la Madre dei Viventi o Madre Risplendente, la Potenza in atto, Quella-della-Mano-Sinistra (in opposizione al Cristo, inteso come il Suo sposo e Quello-della-Mano-Destra), come la Lussuriosa, la Matrice, la Vergine, la Sposa del Maschio, la Rivelatrice dei Misteri perfetti, la Santa Colomba dello Spirito, la Madre Celeste, la Smarrita, Elena (cioè Selene, la Luna); fu concepita come la Psyche del mondo e come l'aspetto femminile del Logos. Nella Grande Rivelazione di Simone gnostico il tema della Diade e dell'Androgine è dato in termini che qui vale la pena riportare: "Questo è Colui che fu, che è e che sarà, potere maschio-femmina come il preesistente potere illimitato che non ha principio né fine esistendo nell'Uno. Fu da questo potere illimitato che il pensiero, celato nell'Uno, dapprima procedette, divenendo due... Così accade che quanto da esso viene manifestato, benché uno, si trovi ad essere due, maschio e femmina, avendo la femmina in sé stesso".

Metafisica del Sesso - Julius Evola

 

venerdì 5 agosto 2016

Beyond the Archetype

I won’t just survive
Oh, you will see me thrive
Can’t write my story
I’m beyond the archetype

I won’t just conform
No matter how you shake my core
‘Cause my roots they run deep, oh

Oh, ye of so little faith
Don’t doubt it, don’t doubt it
Victory is in my veins
I know it, I know it
And I will not negotiate
I’ll fight it, I’ll fight it
I will transform

When, when the fire’s at my feet again
And the vultures all start circling
They’re whispering, "You’re out of time”
But still I rise

This is no mistake, no accident
When you think the final nail is in
Think again
Don’t be surprised
I will still rise

I must stay conscious
Through the madness and chaos
So I call on my angels
They say

Oh, ye of so little faith
Don’t doubt it, don’t doubt it
Victory is in your veins
You know it, you know it
And you will not negotiate
Just fight it, just fight it
And be transformed

‘Cause when, when the fire’s at my feet again
And the vultures all start circling
They’re whispering, "You’re out of time”
But still I rise

This is no mistake, no accident
When you think the final nail is in
Think again
Don’t be surprised
I will still rise

Don’t doubt it, don’t doubt it
Oh, oh, oh, oh
You know it, you know it
Still rise
Just fight it, just fight it
Don’t be surprised
I will still rise


Katy Perry - Rise 

 

giovedì 4 agosto 2016

The New Race of Humanity

This is the manifesto of Mother Monster

On GOAT, a government owned Alien territory in space, a birth of magnificent and magical proportions took place. But the birth was not finite, it was infinite. As the wombs numbered and the mitosis of the future began it was perceived that this infamous moment in life is not temporal, it is eternal. And thus began the beginning of the new race; a race within the race of humanity; a race which bears no prejudice, no judgment but boundless freedom. But on that same day as the eternal Mother hovered in the multiverse another, more terrifying, birth took place: the birth of evil.
And as she, herself, split into two, rotating in agony between two ultimate forces, the pendulum of choice began its dance. It seems easy, you imagine, to gravitate, instantly and unwaveringly, towards good but she wondered,

“How can I protect something so perfect without evil?”

Questo è il manifesto di Mother Monster

In G.O.A.T, Territorio Alieno di Proprietà del Governo nello spazio, una nascita di magnifiche e magiche proporzioni ha avuto luogo. Ma la nascita non era finita. Era infinita. Nel momento in cui i grembi si sono moltiplicati e le mitosi del futuro sono iniziate, si è percepito che questo infame momento della vita non è temporale, è eterno. E così cominciò l’inizio della nuova razza, una razza all’interno della razza dell’umanità, una razza che non mostra nessun pregiudizio, nessuna sentenza, ma libertà senza limiti. Ma in quello stesso giorno, come la Madre eterna aleggiava nel multi-verso, un’altra nascita ancora più terribile ha avuto luogo, la nascita del male.
E come lei stessa si è divisa in due. Rotante in agonia tra due forze supreme, il pendolo della scelta ha iniziato la sua danza. Sembra facile per te immaginare di gravitare immediatamente e fermamente verso il bene. Ma lei si domandava: 

“Come posso proteggere qualcosa così perfetto senza il male?”

Lady Gaga - Born this Way 

 

giovedì 28 luglio 2016

New Aquarian Golden Age


Dio disse:
“…a te Acquario, do il compito di cooperare con tutte le creature della Terra, per costruire insieme la Nuova Era.
Dovrai imparare a sentirti fratello di tutti i regni della natura e versare nel cuore dell’uomo l’acqua della vera Vita.
Il tuo compito richiede amore e disponibilità, perciò, affinché tu lo possa assolvere, ti offro i talenti dell’amicizia, della tolleranza e del servizio.
Coltivali e sii consapevole dell’importanza del compito che ti ho dato, ma sappi che disimpegno, opportunismo e insensibilità saranno ostacoli non facili da superare”.
E Acquario, con sguardo rivolto al futuro, ritornò al suo posto.


Astrologia esoterica - Alice Bailey

 Tu che hai sete, vieni qui: se per caso mancano le onde,
Per gradi, la Dea ha preparato le acque eterne.

Qui sitis, huc tendas: desunt si forte liquores,
Pergredere, aeternas diva paravit aquas.





domenica 17 luglio 2016

Il Maestro della Tradizione

Il Maestro della Tradizione è un essere incredibile.
Viene da mondi sconosciuti per la mente, e ci conduce in mondi sconosciuti. Tutto ciò che apre ha un significato di esistenza più profondo e radicato, essenziale alla vita per chi non si accontenta delle discipline comuni degli esseri umani. La sua storia inizia altrove, ed è circoscritta da tanti episodi che ne caratterizzano la Volontà e l'Onore, come un mare che si infrange sulle rocce trovando il suo contenimento. La disciplina che conduce ha a che fare più con i nostri talenti e i nostri limiti che con qualcosa di astratto, come un ideale o una religione vissuta mentalmente. Ci sono significati ulteriori nelle sue parole, e spesso non si riesce a percepire tutto in un istante, ma l'elaborazione porta poi le comprensioni successive. Ci sono state volte in cui si è manifestato come altro da sé, impedendo alle proiezioni che continuamente possiamo avere su di lui, di appigliarsi. Ci sono state volte in cui ha canalizzato e interpretato gli umori degli spiriti, volte in cui ha esplicitato il sentire della Terra con tutta la Sua magnificenza e compassione e ha esplicitato a volte anche l'Amore degli Dèi. 
Il suo cammino è a ritroso nel tempo, piuttosto che avanti: è la memoria che lo conduce negli spazi del ricordo reale, energetico, non proiettivo-mentale. In quel ricordo ri-comprende come funzionavano le cose un tempo, e come funzionano adesso, per cui è in grado di gestire la dimenticanza. Egli fa parte della schiera dei personaggi che lottano per modificare l'essenza della realtà, per come gli è stata presentata dal mondo sociale, per cui non si vedono all'apparenza i cambiamenti, ma si percepiscono nel profondo quando si è in contatto. Tutto rientra nella sua possibilità: egli è Maestro nell'arte dell'incorporazione, ed è al tempo stesso legato ai fenomeni della Terra. Per cui ogni volta deve ri-apprendere ciò che ha scordato, rivivere ciò che è passato, perché si ricordi nuovamente, e si faccia spazio tra le dimenticanze quotidiane.
Ogni volta che appare è la manifestazione di ciò che c'è potenzialmente in atto in una determinata situazione. I suoi occhi sono intensi, e semplice l'aspetto, perché grossolanamente egli è: un essere umano, con i suoi limiti, con i suoi tradimenti che ogni volta ripaga a caro prezzo. L'unica differenza che passa tra lui e gli altri è che si mette in ascolto, si attacca all'intento della situazione, rendendosi canale; e quando egli è qui, possono accadere molte cose che normalmente non accadono.
La maturazione per lui è il suo stesso insegnamento: ogni volta che lo trasmette mettendosi in discussione e in gioco, ne vale la pena perché è libero di affrontare le possibilità dell'ignoto e del conosciuto. Amore è il suo primo comandamento, che a volte dimentica concentrandosi su altro: non si disturba mai però questo intento quando ha in carico la responsabilità delle persone e dell'ambiente che ha a disposizione in quel momento. La luce dei suoi occhi è una possibilità:attraverso di essa si capisce che non c'è altro, non c'è niente, se non un terrificante intento di considerazione di tutti gli aspetti più profondi della personalità, dell'anima, dell'Amore, così come del mondo transpersonale con cui può fare capolino, mettendosi in evidenza.
L'onore e il rispetto sono le due sue meraviglie, che regala a chi lo partecipa essendogli disponibile. La viltà è il suo combattimento. La luce lo conquista, mentre l'ombra lo appaga, così che sono entrambe in lui un movimento di liberazione. Egli è chiunque lo accolga, eppure colui che lo ha condotto fin qui. Si prende la responsabilità di parlare, di mettersi in discussione, di alzare lo sguardo o altrove o nella Terra che lo comanda sotto i suoi piedi. In realtà poi è un essere umano che si diverte a prendere in giro, raccogliere fiori, giocare con il pallone, ricercare le verità dentro ogni cosa.
Il Risveglio della Dea Rossa, la Tradizione degli Eroi guerrieri dell'Amore - Roberto Giordano

domenica 10 luglio 2016

Le Magiche Icone del Tarot

Durante tutto il Rinascimento l'idea-forza sottesa alle speculazioni sull''Arte della Memoria" (l'Ars Memorandi) - rappresentata ai suoi livelli più estremi e interessanti  ancora una volta nelle opere di Giordano Bruno - fu che il Mago può comprendere l'Universo e il suo funzionamento ricreando all'interno della propria anima un Teatro di immagini che rifletta gli Archetipi radicali dell'Essere. Un Teatro composto da figure, lettere, forme geometriche, numeri e colori combinati e ricombinati secondo griglie interattive capaci di contenere tutti i possibili rapporti tra enti, esseri e cose e tra i loro diversi aspetti. Attraverso questo processo magico e gnostico la coscienza illuminata avrebbe potuto raggiungere una sorta di simbiosi sincronica con il Cosmo e le sue leggi e quindi uno stato di onniscienza virtuale.
La fase successiva implicava il passaggio magico dal virtuale al reale, dalla potenza all'atto, traducendosi nella possibilità di ricombinare le componenti del Sistema e di ricreare il mondo, prima sullo specchio della propria anima rigenerata e poi nella natura e nella storia: il grande sogno degli Eretici, dei Maghi e delle Streghe di ogni tempo. All'interno di questa concezione la memoria non va intesa naturalmente come mera facoltà del ricordare, ma quale potere della Coscienza che, debitamente educato e magicamente potenziato da concatenazioni immaginali archetipiche, può realizzare una perfetta identità con i meccanismi di controllo su ogni realtà naturale o divina.

Negli stessi anni in cui la Rinascenza neoplatonica rielaborava le tecniche immaginali dell'Ars Memorandi iniziò a diffondersi nelle corti dell'Italia settentrionale un gioco di carte conosciuto fin dal 1442 come Ludus Triomphorum (il 'Gioco dei Trionfi'), le cui immagini avevano stretta relazione con i criteri iconografici mnemotecnici; sarà solo a partire dal XVI secolo che i 22 Trionfi del Ludus cominceranno a essere noti come Tarocchi. Quali che siano le incerte origini storiche e iconografiche del sistema tarotico, le sue 22 Figure - o Lame - o Arcani Maggiori - esprimono nella loro radice archetipica altrettante forme jeroglifiche di connessione con un tessuto di Sapienza e Sacralità ancestrali ampiamente diffuso nel mondo occidentale.
Questo sistema o 'macchina immaginale', le cui prime Icone compaiono in Italia come carte da gioco verso il Quattrocento, ha assunto la propria configurazione sequenziale classica all'interno delle Scuole Esoteriche europee già dalla fine del Settecento, a opera innanzitutto dell'archeologo e scrittore massone Antoine Court de Gebeliun (1725-1784), che ne propose l'origine da un arcaico quanto mitico documento sacro egizio: il Libro di Thoth. E' importante a tal proposito comprendere che la "remota antichità" di queste 22 Icone va intesa in senso archetipico, antropologico, meta-psicologico ed eventualmente magico-iniziatico, non strettamente storico. Il Libro di Thoth è infatti un Codice virtuale che è stato scritto e sarà continuamente riscritto in una dimensione a-temporale. Le letture e variazioni iconografiche delle 22 Figure Tarotiche sviluppate all'interno delle Scuole Iniziatiche dalla seconda metà dell'Ottocento in poi sono state realizzate soprattutto attraverso una connessione analogico-attributiva ad altri sistemi o sequenze simboliche di origine sacra che ne integrano o delucidano l'esplicazione.

Il Revival egizio ovvero Il Figlio Sempre Veniente alla luce dei Tarocchi - Frater Achad



 

sabato 25 giugno 2016

Il Tao

La Via degli Eroi è, quindi, la Via che racchiude le due Vie (Secca ed Umida), obbligatoriamente tale, cioè androgina, dal momento che si tratta di un giungere alla fissazione (coagula), di natura virile, attraverso la violenta evocazione della Donna (Fravashi, Doppio, Dèmone, Mercurio Lunare) che scioglie (solve), fase femminile, l'involucro individuale: c'è prima un operare tipico della Via Umida, che viene repentinamente mutato in quello della Via Secca.

Il Nome segreto di Roma. Metafisica della Romanità - Giandomenico Casalino

 Nella dottrina zoroastriana fravashi (fravaši o fravašay; nella lingua persiana fraward, frawahr, frohar, frawash, frawaksh) è lo spirito guardiano di un individuo sia esso vivo, morto od ancora non nato. Spedisce l'anima dei nascituri nel mondo materiale per combattere la battaglia del bene contro il male.



venerdì 24 giugno 2016

Il Mistero di Roma

Colui il quale vive l''esperienza', operando un attivo opus remotionis (trasformazione interiore), lucidamente restando presente a se stesso, vede i Simboli, gli Enti ed i Miti quali Realtà viventi, ritualizzando così la propria vita. Non è, allora, questione di 'capire', ma solo di entrare in 'sinfonia' con alcuni suoni ed in 'sinergia' con alcuni segni: evocatori entrambi del cosmos dei Numi che una natura, per un arcano disegno del suo Dèmone, sia già 'aperta' a ricordare ed a riconoscere con estrema serenità e fanciullesca semplicità.

A tale natura è rivolto quest libro: a chi pur apparendo di questo mondo non è di questo mondo; a chi, nel suo essere profondo, non si riconosce nel caos che lo circonda e che sembra avvolgerlo ma sa che, dietro quel caos visibile, a suo fondamento, vi è quello Invisibile, nella cui dimensione è necessario AGIRE. A chi è cosciente, infine, della terribile verità: gli Dèi non esistono... a priori, se non si conoscono e non si conoscono se non si esperimentano.

Il Nome segreto di Roma. Metafisica della Romanità - Giandomenico Casalino

 

giovedì 23 giugno 2016

Rennes le Chateau

Quelle scoperte erano enormi e sconvolgenti, eppure sapevo di aver appena iniziato a comprendere il Mistero della Presenza Divina nel mondo e in me stessa. Ma c'era una cosa di cui ero assolutamente certa con la saggezza del mio Cuore ritrovato: la Dea stava davvero riemergendo dagli inferi in cui era stata confinata per migliaia e migliaia di anni.

La Dea era tornata.

Il Sentiero della Dea - Phyllis W. Curott 


martedì 14 giugno 2016

Stella Maris

Urusvati. È tempo di dire che diamo questo nome alla stella che si avvicina inarrestabile alla Terra. Da epoche antiche è stata il simbolo della Madre del Mondo, e l’Era della Madre del Mondo deve iniziare quando la Sua stella è vicina alla Terra come mai prima. La Grande Epoca sta per cominciare, poiché la comprensione dello spirito è connessa alla Madre del Mondo. Anche per coloro che ne conoscono la data, è meraviglioso vedere avvicinarsi fisicamente il predestinato. Il giungere di quest’Epoca grandissima è importante; muterà in modo sostanziale la vita sulla Terra. Un’Epoca Grande! Quanto Mi rallegra vedere i nuovi raggi che perforano lo spessore della Terra.
Se anche dapprima è arduo sopportarli, poi la loro emanazione induce nuovi elementi, indispensabili all’impeto. Nuovi raggi colpiscono la Terra per la prima volta da quando si è formata.
Oggi comincia il risveglio femminile. Oggi una nuova onda raggiunge la Terra, e nuovi focolai si sono accesi; poiché la sostanza dei raggi penetra nel profondo. 
È gioioso sentire l’avvento della Nuova Epoca. 
La Madre del Mondo appare nell’epoca nuova come simbolo dell’Origine femminile, e l’Origine maschile restituisce spontaneamente il tesoro del Mondo all’Origine femminile. Le
Amazzoni incorporavano la forza del Principio femminile, ma ora occorre manifestare l’aspetto di perfezione spirituale della donna. 
Ho già detto che la Madre del Mondo nasconde il Suo Nome. Ho già detto che la Madre del Mondo vela il Suo Volto. Ho già citato la Madre del Buddha e del Cristo.
Invero è tempo di mostrare che l’unica Madre di entrambi i Signori non è un simbolo, ma una Grande Manifestazione dell’Origine Femminile, in cui si rivela la Madre spirituale del Cristo e del
Buddha.
Fu Lei che Li istruì, che Li preparò alla vittoria.
Da tempo immemorabile la Madre del Mondo sospinge alla vittoria. Nella storia dell’umanità la Sua Mano intesse un filo che non si spezza. Sul Sinai risuonò la Sua Voce. Assunse l’immagine di Kali. Fu alla base del culto di Iside e di Ishtar. Dopo Atlantide, allorché un grave colpo fu inferto al culto dello spirito, la Madre del Mondo cominciò a intessere un nuovo filo, che ora sta per irradiare. Dopo Atlantide la Madre del Mondo velò il Suo Volto, e vietò di pronunciare il Suo Nome, fino a quando verrà l’ora delle costellazioni.
Essa si è manifestata solo in parte, e mai in misura planetaria.
Si possono citare molti esempi di Magi, anche elevati, che lasciarono dietro di sé conseguenze inattese e il desiderio di trovare sostegno negli strati inferiori della materia. Questa perversione si potrebbe chiamare il canale dell’intelletto, e può impedire a lungo la comunione con altri mondi.
Ora gli uomini cercano per vie meccaniche ciò che è già predestinato spiritualmente.
L’Insegnamento dell’Epoca Futura riunirà spirito e intelletto.
Il corso dei pianeti permette di accelerare la comunione fra i mondi, e lo sviluppo dello spirito umano procederà lungo vie nuove.
I luminari consentono di affrettare il passo del genere umano. 
Foglie del Giardino di Morya - Illuminazione 

venerdì 20 maggio 2016

V.I.T.R.I.O.L.

I due amanti si amarono davanti ai suoi occhi, per tutta la notte, mentre lei lottava col veleno.
Sapeva in ogni fibra della propria carne che se avesse lasciato che il veleno prevalesse sul sangue, il mondo avrebbe conosciuto una Regina Nera di odio e di tenebra e di vendetta. 
Eppure, anche se il suo corpo lottava per non morire, guidato da una sapienza innata, la Regina restava salda nella sua anima e nel suo spirito. Qualcosa in lei era ad un altro livello di consapevolezza, quella era la Morte che le toccava, per non doverne mai abbracciare altre.
Fu così che si lasciò morire a tutte le illusioni di un amore mortale e sensuale, e a quelle di un amore divino, e si apprestò a conoscere il segreto più oscuro e luminoso di tutti, quello che giace nel profondo del corpo nero della Terra.

VITRIOL

Debdeashakti


Oscura Dea Splendente

Ade la condusse per mano nella stanza nuziale, quella dove mai le aveva donato piacere. Piuttosto, lì l'aveva derubata dell'innocenza. Quanto efferato può essere l'amore di un Dio, tanto più quello di un Dio di Morte. La sua spietatezza può condurre una Dea alla gloria della Resurrezione, ma guardatevi, fanciulle mortali, dal conoscere il suo tocco, che non v'è rinascita per voi, piccole falene.
Mai Ade l'aveva baciata, riservandole sempre e soltanto il sapore duro delle sue fruste e delle sue lame. La Regina non capì fino all'ultimo quale sarebbe stato il dono di congedo del suo sposo, finché non ne ebbe davanti la visione, più crudele di tutte le ferite inferte alla sua carne, alle sue emozioni e alla sua mente.
Sul letto che credeva suo e su cui non aveva mai giaciuto, tenera fanciulla dalle illusioni bruciate, vi era una donna. Bella e seducente, la sfidava con occhi felini  Era tutto ciò che lei non era, e che non poteva essere. Col corpo integro e caldo, avvolgeva quello del suo sposo tra le sue spire, come fosse un piccolo fanciullo. Mai Ade le era apparso tanto inerme e abbandonato al piacere, così come adesso lo era tra le braccia di quella donna. Se riusciva a sostenere lo strazio di quella visione abbastanza a lungo, le pareva persino di scorgere in lui le sembianze di Dioniso, il Dio dell'ebbrezza folle e della gioia sfrenata. Povera piccola Regina, che ancora non era ciò che sarebbe presto diventata. Credete voi mortali che sia un gioco da fanciulle, diventare la Custode dei due Regni?
Fu solo un attimo, quello in cui i suoi occhi indugiarono sulle labbra voluttuose della donna rossa, come mordevano e prendevano possesso di quelle di Ade. Come lui rispondeva al bacio, senza sottrarsi, davanti ai suoi occhi. Fu un attimo soltanto, eppure le restituì il senso dell'eternità. 
Lo Scorpione, quell'immenso scorpione che le apparve davanti, oscurando la visione dei due complici amanti. Fu solo un attimo, e il suo aculeo le aveva trapassato il petto, da parte a parte. Il suo cuore ormai spaccato irrimediabilmente, mentre fiotti di veleno nero e denso come la pece si versavano nel suo sangue, senza pietà.
C'è un momento, in cui una Dea diventa pienamente consapevole del proprio potere ed è il momento in cui le viene spaccato il cuore, e nello stesso istante lei subisce la prova più grande. Chi potrà dire chi avrà la meglio, tra il veleno e il sangue?

Debdeashakti

La Regina delle Api

".. e insieme, saremo Liberi".

La Regina degli Inferi spiegò le sue ali nere, figlie delle profondità della Terra, e fece per abbandonare per sempre quel regno freddo e umido in cui era stata confinata. Povera illusa, si credeva ormai capace di scegliere da sé il proprio destino. Ma già altri avevano deciso per lei.
Il suo crudele sposo l'afferrò per i capelli e la ricacciò indietro. Per lo Scorpione c'è un unico nemico temibile e questi è l'Ape. Guidata dal Sole, quasi mai si contamina con le profondità delle Terra, sebbene conosca tutti i segreti più oscuri del Fuoco che la alimenta.
"Aspetta, mia Regina, non aver fretta d'andare. Non ti raggiungerò nei boschi, né mi nutrirò del tuo miele. E' questo il mio regno, l'unico che posso donarti come mia sposa. Il regno della luce è precluso per noi".
La Regina abbassò la testa a riflettere. Triste destino e insieme glorioso, quello dell'Ape. Eterna Vergine, non ha bisogno di un compagno per dirigere e creare. E solo il più meritevole dei suoi figli può fecondarla, dopo immane sforzo. Che fare? Accettare un fiero compagno in un regno senza luce oppure essere una Madre Vergine nel regno del Sole?
"Questo è ciò che farò, mio amato sposo. Affinché ciascuno dei regni abbia una sovrana capace di intendere i Misteri del buio e della luce e di mantenerne gli equilibri, ad ogni inverno e ad ogni notte dell'anima, io tornerò da te, che altrimenti resteresti qui solo in eterno. Non esistono altre Dee capaci di sostenere il tuo gelido tocco e non ne esistono capaci di dirigere il lavoro delle api. Io esisto per entrambi i mondi. Tornerò nel buio degli Inferi ogni volta che il sole si oscurerà e la luna resterà a effonderne il pallido riflesso. Tornerò a portarti quel calore che ignori, mio sposo oscuro. Io, unica tra le immortali, sarò la Dea della Vita e della Morte".

Ade la guardò soddisfatto, poi la prese per mano per condurla al talamo prima di lasciarla andare.

Debdeashakti

 

mercoledì 18 maggio 2016

Colei che regna sui Tre Mondi

Torre Eburnea, 
merlata di gloria,
ti ergi diritta a mostrare il Cammino.

Sorella di un albero, hai radici nella terra dei morti, dagli Inferi plumbei trai la materia grezza per la tua gestazione;
Sorella di un albero, hai tronco possente,  le intemperie del mondo ti hanno a lungo temprato, sfuggi alla folgore e alla tempesta piegandoti a baciare la terra, poi ti ergi di nuovo, dritta e lieta a ricevere il bacio del sole;
Sorella di un albero, hai rami nel cielo, capelli di un angelo, capaci di catturare le stelle e di portare quaggiù il loro canto lontano.

Dea dei tre mondi, Regina tra le Dee,
ogni regno ti viene donato affinché Tu lo governi in saggezza, ovunque Tu appari nella giusta forma.

Tenera fanciulla dalle gote di mela, un giorno fosti rapita laggiù dove la luce non ha accesso.
Ti sei disperata, lo so, come potevi fare altrimenti? A quel tempo non sapevi che la luce è bandita per nove mesi, e nessuna gestazione è possibile se prima, come il seme, non accetti di morire.

Fiera sovrana di oro vestita, oggi nutri il tuo popolo in abbondanza, la terra è il tuo dominio,  dirigi i lavori delle piccole operaie e intanto il mondo torna a vivere e prosperare, inondato di miele e della tua grazia, conservi il ricordo della spietatezza che ti fu inferta in un pungiglione ben nascosto, ché l'ape accorta quasi mai vi ricorre.

Lassù nei cieli e nelle stelle, ve n'è una, un tempo chiamata Lucifera, e che noi chiamiamo Venere. Anch'essa è il tuo regno, da cui ti esiliasti in un tempo lontano. Che onore c'è infatti a regnare nell'abbondanza, quando esistono pianeti che ancora conoscono il dolore e la mancanza? Promettesti di restare, finché ognuno dei fratelli della terra non avesse ricordato la divinità che lo abita, e da allora mantieni fede alla tua promessa.

O tu, Devi dei tre mondi, spandi Amore sulla Terra, che Tu sempre sia glorificata.

Debdeashakti







La Regina degli Inferi



Regina degli Inferi,
strappata dai seni di tua Madre,
credevi che la luce del Sole ti sarebbe stata in eterno preclusa.

Tu, tenera fanciulla con gote di melagrana, immemore del Potere antico della Dea Inanna, non volevi scendere negli Inferi plumbei e brutali, rifiutavi di incontrare la Bestia oscura che regna laggiù, ultimo confronto dell'eroe immortale. 

Vagavi tra le messi dorate, senza pensieri, non volevi sapere di quale oscurità necessita il seme per poter fruttare il grano, raccoglievi fiori e li intrecciavi in ghirlande arcobaleno, poi li donavi a tua madre e a tutti i mortali. Mirabile arte, quella delle tue mani, ma nulla in confronto alla Sapienza innata delle operose api, custodi di quel segreto antico per cui la torba diventa oro. Le tue ghirlande sfiorivano presto sul tuo bel capo innocente e inconsapevole.

Lontani i tempi in cui le fanciulle predestinate, come te, scendevano volontariamente nel ventre buio della Madre, pronte a fronteggiare il Demone di questo mondo. So che temevi di incontrare la tua gemella oscura, già Ishtar lo fece, e fu spogliata, e fu umiliata, e fu smembrata, e poi fu lasciata a marcire. Come importi tale volontà crudele, mia piccola fanciulla con gote di mela, se tu, da sola, non ne volevi sapere?

Poi arrivò lui, e ti rapì. Ti rubò la spensieratezza e l'innocenza, ti mostrò il proprio e il tuo Demone, e ti sembrarono orribili. Lo strazio delle tue lacrime di orrore raggiunse la terra ormai arida, poiché tua Madre più non potè creare, per l'angoscia di averti perduta. Gli Dèi in coro piansero per te, e per il tuo crudele apprendistato. Gli Abissi sono troppo terrificanti anche per coloro che abitano le vette incontaminate, solo tu, predestinata fanciulla tra gli Immortali, potevi avervi accesso.
Il tuo Ade era bello nella sua fierezza spietata, nulla ti ha risparmiato del dolore che ti era stato assegnato. Nessuno conosce la bellezza di diamante di un amore di ghiaccio, che preferisce vederti morta che debole e inconsapevole a intrecciare ghirlande destinate a sfiorire. Tu, la Torre, tu Colei che oggi regna sui tre Mondi, dovevi restare e imparare, ingoiando le lacrime a ogni passo, a ogni frustata che il tuo tenero corpo potè sopportare. Ricordi che invidiavi Arianna, sposa di un Dio di gioia e di ebbrezza, tu condannata alle tenebre di un amore che sa solo uccidere e mai godere? Avresti cambiato volentieri Ade con Dioniso, se solo ti fosse stato concesso. Ma tu eri predestinata, e ti toccò quello che le Moire stabilirono per te.

Quel giorno in cui, una tortura dopo l'altra, ti spogliasti del dolore del corpo, delle emozioni e della mente, tu sapesti di essere morta e poi rinata, Immortale e consapevole come nessun'altra donna e nessun'altra Dea mai potè essere. Fu allora, quando ormai saresti potuta restare a regnare sui morti, che decidesti di tornare alla luce del sole. Hai abbracciato il tuo sposo e gli hai detto: "Io torno alla luce, alle messi dorate e ai fiori di mia Madre, voglio diventare la Regina delle Api e non più solo quella dei Morti. Quando avrai voglia di sole e di miele, mio amato carnefice, raggiungimi nei boschi, indossa la pelle calda di Dioniso, e insieme noi saremo Liberi.

Debdeashakti





lunedì 16 maggio 2016

Ishtar

La Dea elamita che porta sul capo la tiara regale corrisponde a Ishtar, la Grande Dea babilonese, dispensatrice d'energia vitale. E' Lei che fa bere ai mortali il liquido vivificante, attinto alla sorgente contenuta nella pietra della soglia sacra, superata soltanto dagli Annunaki, spiriti delle profondità e giudici dei morti chiamati a rivivere.
Nella destra, questa divinità tiene l'anello che raffigura il circuito ininterrotto della Vita. Nulla muore, poiché nulla si arresta, e tutto gravita eternamente.
Ishtar non è una madre che si intenerisce sui suoi figli ed evita loro ogni pena: è una educatrice che ha come ideale generazioni temprate energicamente, valorose e capaci di sopportare le miserie della vita. E' guerriera, poiché la lotta è la legge dell'esistenza oggettiva. Per vivere, acconsentiamo a soffrire. Ishtar non ha forse subito tutte le torture, quando è discesa volontariamente agli Inferi, per meritare di risalire glorificata tra i vivi? L'anima non deve forse dare prova di sopportazione, prima di essere ammessa ad incarnarsi? 
Ishtar ci ama nella misura in cui le rendiamo onore: ella ama gli eroi, ma disprezza gli ignavi.

Oswald Wirth - i Tarocchi

 

lunedì 9 maggio 2016

L'Immaginazione

Quando la leggenda presenta l'umanità come decaduta da uno stato originale di illuminazione spontanea, sembra alludere alle luci dell'istinto di cui beneficiano gli animali. La natura si prende cura degli esseri che le obbediscono passivamente, e fa compiere loro, senza errori, gli atti comandati dal loro programma di vita.
Finché rimane docilmente obbediente ai suoi impulsi, l'animalità gode di privilegi che invece perde la creatura ambiziosa di dirigersi secondo il proprio giudizio. Vi è una rivolta contro l'ordine naturale primordiale quando la ragione, ancora debole, assume la direzione dell'individuo. Allora, la ragione turba la lucidità dell'istinto, e da ciò deriva lo stato di relativa decadenza della creatura imperfettamente ragionevole.
Ci è imposto un apprendistato faticoso, poiché la ragione si sviluppa soltanto a detrimento dell'istinto, che si oscura prima che in noi trionfi il pieno splendore intellettuale. Perciò, tra il regno dell'istinto e quella della pura ragione si stabilisce un periodo angoscioso. La transizione sarebbe terribile, senza una facoltà che non è né l'istinto né la ragione, ma che sembra piuttosto intermedia. Appare quando l'intelligenza si desta: la sua luce diverte prima di istruire. Le immagini che ci mostra sono incoerenti, ma affascinanti, e fanno nascere in noi le idee. 
Questa facoltà è l'Immaginazione.
Dobbiamo guardarci bene dal disdegnarla: fu tenuta in grande onore nei millenni anteriori alla civiltà greca. Noi le dobbiamo le conoscenze fondamentali dell'umanità, la concezione originale delle nostre religioni e delle nostre scienze, poiché i bagliori che portarono un germe di chiarezza nel cervello umano furono raccolti dall'Intuizione degli umili primitivi.
Uscendo dall'istintività, l'uomo non pensa certamente a porsi problemi filosofici: messo di fronte allo spettacolo della natura, subisce impressioni cui si abbandona senza ragionare. Le cose esercitano così sulla sua immaginazione un potere di suggestione incontrastato.
Ne deriva una straordinaria facoltà d'immaginare che ci sbalordisce quando l'osserviamo nei bambini o nei "soggetti" ricondotti alla mentalità infantile. Questa mentalità fu quella dell'umanità primitiva e resta ancora quella dei popoli non civilizzati.
Essa è caratterizzata dell'incapacità di farsi idee nette e precise. Il primitivo non pensa a parlare con proprietà: sogna. Ribelle ad ogni sforzo intelletturale, è ricettivo-passivo nei confronti di ciò che gli viene in mente: l'accetta e lo considera come vero.
Ciò è molto pericoloso. Abbandonata a se stessa, l'immaginazione si compiace di stravaganze; non sarebbe quindi giudizioso accettarla come arbitra delle nostre decisioni.
Tuttavia molti popoli, la cui civiltà ci stupisce, hanno ascoltato l'immaginazione, poiché consultavano gli oracoli e riverivano i collegi di indovini incaricati di interpretarli. All'origine dei primi gruppi sociali noi troviamo non già dei filosofi, ma degli umilissimi sacerdoti-stregoni, antenati di quelli attuali delle tribù selvagge. Poiché la fede istintiva era assoluta, l'autorità dei soggetti lucidi s'imponeva: diventarono del tutto naturalmente re-pontefici, come i primi sovrani storici dell'Egitto e della Mesopotamia. Essi esercitavano il loro potere in nome della divinità che manifestava la sua volontà attraverso la mediazione degli indovini. A giudicare dalla sua durata, questo regime non diede luogo ad abusi più di quello che gli succedette. I Celti non ebbero mai a lamentarsi dei loro druidi, e più di una monarchia laica fece rimpiangere il precedente governo teocratico.
E' verosimile che tutto andasse bene finché gli indovini furono sinceri e i popoli credenti. Quando gli uni e gli altri ebbero dei dubbi, tutto si guastò. La ragione si svegliò, sotto l'aspetto di astuzia: gli indovini si fecero complici dei potenti, a detrimento dei creduli. L'arte divinatoria andò perduta e cadde in un inevitabile discredito: come pratica ufficiale è morta. Tuttavia, Richelieu ricorreva ai lumi di un astrologo, e la divinazione privata non è mai stata tanto fiorente come ai nostri giorni.
Che sia un segno di decrepitezza dello spirito moderno? Stiamo ricadendo nell'infanzia, dopo aver giurato, nel XVIII secolo, di sacrificare tutti al culto della Ragione? Non è affatto così: noi progrediamo intellettualmente, poiché scopriamo che la Ragione ha come sorella l'Immaginazione.
Noi intendiamo continuare a ragionare, ma senza vietarci di coltivare le nostre facoltà immaginative.
Istruiti alla scuola dell'immaginazione, gli Antichi hanno indovinato cose che a noi sfuggono. Poiché non dovremmo cercare di ritrovare la loro Parola Perduta?
Se questa è la nostra ambizione, impariamo a divinare.
Come?
Istruendoci nelle regole dell'arte divinatoria, per metterle in pratica sperimentalmente.

La Luce Iniziatica nasce dallo sposalizio dell' Immaginazione con la Ragione.

Oswald Wirth - I Tarocchi

mercoledì 4 maggio 2016

Gli Amanti (VI)

Due Vie divergenti conducono al Magistero: una è secca e l'altra umida. La prima è razionale e la seconda sentimentale, poiché l'Oro filosofico si può ottenere con la coltivazione dell'intelligenza e con l'acquisizione di una scienza approfondita, o con la sincerità di un amore fiducioso che si abbandona a ciò che detta il cuore. Secondo le disposizioni innate dell'Operatore, egli affronta l'Opera come filosofo ansioso di realizzare l'ideale da lui concepito, o come mistico che aspira a conformarsi alle intenzioni divine. La Pietra Filosofale è appannaggio tanto del vero Saggio quanto del vero Santo.

Oswald Wirth - I Tarocchi alla luce della Filosofia Alchemica

Gli Amanti rappresentano un tempo di scelta e di fretta impetuosa verso quello che il cuore desidera. Ciò che è stato diviso vuole tornare insieme. Potrebbe essere il sé diviso a volersi riunire; o una nuova relazione. Il nucleo della questione sta nell'Unione; il desiderio dei poli opposti di stare insieme.

Vicky Noble&Jonathan Tenney - La pratica di Madrepace attraverso i Tarocchi e l'Astrologia

 

sabato 30 aprile 2016

La Vergine Alata



Vergine Alata, 
nutrice di tua Madre e da Lei nutrita, 
trasmuti il piombo dolce della terra in dorato nettare solare.
 
Tu sposi la Madre col Padre, tu figlia-sorella operosa
governi e collabori sotto l’influsso della Lucifera stella
che diede il nome alla Dea dell’Amore.

Ricordi, o Ape, quando arrivasti sul pianeta acerbo
e tu sola sapevi effondere il Santo Spirito
con la Sapienza innata delle Melisse?

Tu, che progetti e costruisci senza sosta perfetti esagoni solari, finestre di luce dorata,
piccola regina tra gli architetti della Terra,
preservi il pianeta fecondo prefigurando la venuta dei figli della Dea,
custodi promessi da Creatori remoti.

O tu, Ape Regina, mente-madre dell’alveare,
sotto il tuo saggio governo la Dea prospera in ogni filo d’erba e nei frutti succosi,
nelle messi vestite di sole, nel sangue vivo della vigna.

Oggi tu muori, piccola custode che un dì regnava sovrana;
i figli della Dea, immemori di sé, si pensano figli dell’uomo,
e dove calpestano la Terra, Lei muore con te, sua ancella.

Verrà il tempo della tua rinascita,
il tempo del Sole e della Luna, il tempo dell’Oro,
quando latte e miele fluiranno ancora nelle vene della Terra, cibo prediletto dagli Dèi.

E laddove il Serpente un tempo allontanò dal giardino,
tu, piccola Sovrana, tenterai la Donna affinché Lei riconquisti il Regno.

Allora, con la tua benedizione, Dio Madre camminerà ancora sulla Terra.

Debdeashakti